martedì 21 maggio 2024

I Russi, Dante e la Musa


Quando la notte attendo il suo arrivo,

la vita sembra sia appesa a un filo.

Che cosa sono onori, libertà, giovinezza

 di fronte all'ospite dolce

col flauto nella mano? Ed ecco è entrata.

Levato il velo, mi guarda attentamente.

Le chiedo: "Dettasti a Dante tu

le pagine dell'Inferno?" Risponde: "Io",

 

Anna Achmatova dalla raccolta La corsa del tempo, poesia La musa

La poetessa russa dimostra di conoscere benissimo Dante.

Spero di finire al più presto questa raccolta di poesie davvero molto bella, dove si intrecciano tematiche amorose con quelle dell'attualità russa ai tempi della poetessa. 

Sto leggendo queste poesie come intermezzo rispetto ad altri testi in prosa che ho ad un certo punto interrotto per staccare un po'. La poesia del resto è il genere che amo di più. Torno sempre alla poesia, quando ho letto per un po' solo prosa.

Consiglio dunque.: Anna Achmatova, La corsa del tempo, Liriche e poemi, a cura di Michele Colucci, Giulio Einaudi Editori, Einaudi, Torino 1992. 

Tornando ai versi sopra riportati, si nota in essi tutta la forza della tradizione occidentale, presente in tutto nella cultura orientale russa. 

La cultura orientale è passata del resto attraverso la civiltà bizantina, ovvero greca, ovvero europea, esattamente come quella latina.

La Achmatova, inoltre, raccontava di aver imparato l'italiano espressamente per leggere Dante.

In questo testo viene invocata la Musa, secondo una prassi dell'epica antica, classica, omerica e virgiliana. La Musa è colei che, con il suo arrivo, rende tutto diverso come appeso "ad un filo"; forse perché cogliere il dettato della musa è questione di un attimo, un attimo che vale molto più di tutto: "Che cosa sono onori, libertà, giovinezza/di fronte all'ospite dolce/ col flauto nella mano?"

Ed è sempre nella fugacità che la Musa rivela all'io lirico di aver dettato lei l'Inferno a Dante, al sommo poeta.

La poesia, dunque, tutta (antica medievale contemporanea) è dono della Musa.

Tutta la poesia è un dono del Dio, ed è divina, alata, leggera, come riecheggiano i passi dello Ione di Platone e del Pro Archia di Cicerone.

Nel mio piccolo a scuola mi sono inventata dei compiti in classe di Educazione civica in cui gli studenti dovevano scrivere una lettera a Dante o a Petrarca: ne sono usciti degli elaborati bellissimi, proprio nelle classi più ostiche. Significa che qualcosa ho seminato, nonostante tutto.




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