Riporto in questa sede il mio contributo dal titolo Il Banchetto della “Conoscenza” apparso su il Liofante, periodico della Pro Loco di Colli Del Tronto, nel dicembre 2011
Il Banchetto della “Conoscenza”
Se il prossimo Natale sarà uno
dei più poveri in termini materiali, il che non servirà a proteggerci dal
consumismo, vorrei fornire qualche suggerimento per arricchire lo Spirito delle
prossime occasioni di festa.
Molti scrittori, penso a Platone
e a Dante, hanno intitolato alcune loro opere “Banchetto”: Simposio Platone,
Convivio Dante.
È in questi scritti l’idea di
ripristinare idealmente, seppure con modalità diverse dovute alla distanza
temporale che separa il filosofo greco e il poeta italiano, le regole di
convivenza proprie di quell’esperienza costituita dal Simposio della Grecia
arcaica. Era questa un’occasione di ritrovo dei personaggi aristocratici,
talora poeti, della società del tempo. Più che di un nostro “happy hour” (si trattava di un “after
hour” in cui ci si ritrovava per bere (simposio significa “bere insieme”), suonare, fare poesia, discutere di politica e
di amore. Frequenti le occasioni erotiche extra-coniugali, un modo per uscire
dalla routine della vita
matrimoniale, considerata a quel tempo solo come strumento finalizzato alla
procreazione. Il vero Eros, libero ed
appagante, era quello condiviso con
belle ragazze o con bei ragazzi (all’epoca erano tollerati omosessualità e pederastia, per alcune concezioni
culturali che qui tralascio).
Si trattava di ore trascorse nel
segno della condivisione di alcuni valori ed emozioni che, seppur concepiti
come svago, definivano e completavano l’essenza dei “cittadini di libera
nascita”.
Siffatta condivisione viene
trasposta da Platone sul piano filosofico nel suo scritto intitolato proprio
“Il Simposio”, concepito come una “riunione” di sapienti - di questi solo
Socrate sapiente a pieno titolo - impegnati nelle ricerca del vero “Eros”, che
non è altro che l’Amore per la
Sapienza, detta in greca sophia,
da cui “FILOSOFIA”.
Secoli dopo, in età medievale,
Dante, nel suo nobile intento di contribuire alla divulgazione della cultura
tra coloro che, per diversi motivi,
tanto materiali, quanto spirituali, sono impossibilitati ad accedere ad essa,
concepisce il suo “Simposio”, che egli intitola “Convivio” (alla latina da Convivium, cum-vivium, 'vita insieme')
come un’opera in cui, mescolando prosa e poesia, raccoglie i fondamenti della
cultura del tempo: la prosa serve per esporre un tema, la poesia per
esemplificarlo. L’intento divulgativo si deduce dal fatto che Dante in questo
trattato impieghi, a differenza che in altri, il volgare, e non il latino, allo scopo di consentirne
una più ampia lettura anche da parte di quel ceto di cultura “media” - la futura borghesia - che, pur non
conoscendo il latino, non disdegna di ricevere gli insegnamenti di base,
tramite cui contribuire al proprio arricchimento spirituale, oltre che a quello
materiale.
E se il medioevo è considerato una fase di decadenza, economica e
culturale, il Convivio dantesco costituisce l’albore di una nuova era, quella
rinascimentale, in cui tornerà il culto per la Bellezza e per la Conoscenza.
Con questo pensiero, vorrei
condividere con tutti l’auspicio che, come fecero i nostri antichi “maestri”,
così anche noi possiamo vivere il nostro
“Simposio” di rinascita. Sarebbe questo il banchetto di Natale più bello.
Auguri a tutti per un Natale di
vera condivisione, sia del pane fatto di farina, sia del pane della Cultura.
Come dicevano gli antichi: Ora si
deve bere!
Filomena Gagliardi