Ripropongo in questa sede il mio contributo Un Natale di libri apparso su Il Liofante, periodico della Pro Loco di Colli del Tronto, nel dicembre 2013.
Nell’augurare a tutti voi Buon
Natale, vorrei cogliere l’occasione per suggerirvi alcuni regali in libri.
Sicuramente in tempi come questi,
in cui consumismo e crisi economica convivono, donare un libro è sempre una
scelta conveniente sia perché un libro, in quanto comunicazione linguistica, è essenziale alla stessa umanità, sia perché i
libri - in genere - non costano tanto.
Un libro degno di nota è “Le cose
che non ho” scritto recentemente dal francese Delacourt Grégoire e tradotto in italiano
per la casa editrice Salani.
È storia di Jo, una donna sposata
da anni con un uomo che non è certamente il migliore tra gli uomini possibili.
Eppure la protagonista,
proprietaria di una merceria e poi del fortunato blog “Mani di fata”(dalla cui pubblicità riesce ad arrotondare
il modesto incasso proveniente dal negozio) continua ad illudersi che lui la
ami e non la tradisca, nonostante non sia magra ed avvenente. Continua inoltre
a sognare cosa lei e il marito potrebbero fare se avessero più soldi, finché
non vince una lotteria. Jo non comunica al marito la notizia di tale colpo fortunato,
per paura che poi egli la amerà solo per
i soldi. Egli, scoprendo l’assegno della vincita, lo ruba e se ne va, per godersi l’inaspettata ricchezza tra donne
e altri lussi, salvo poi pentirsi e restituire il denaro non speso (ancora
molto!) tramite una lettera di scuse, apparentemente sincera, in cui le chiede
di perdonarlo. Jo lo lascerà al suo miserabile destino (di lì a poco morirà di
solitudine!), per iniziare, finalmente, a godersi i soldi e la vita: troverà
l’amore vero e inizierà inaspettatamente a dimagrire (fino ad indossare la
taglia 42!) diventando più attraente. Eppure, verso la fine del romanzo,
proprio quando avrà tutto ciò che ha sempre desiderato, si renderà conto di non
amare più nemmeno l’uomo con cui sta ora, il classico “bello e impossibile”,
che tutte vorrebbero e verso cui invece è ora paradossalmente insensibile.
Il messaggio dell’autore è
evidente: spesso le cose che non abbiamo, sono solo delle scuse, per non
ammettere che l’insoddisfazione è una malattia dell’anima, che poco ha a che
fare con le cose esterne. Un messaggio, questo, straordinariamente natalizio.
Ecco perché, di questi tempi,
tornerebbe utile leggersi anche le pagine della scrittrice inglese Virgina
Woolf (1882-1941) “Una stanza tutta per sé”, tradotto da poco per le edizioni
Newton Compton a soli 99 centesimi!
Fondamentale e all’avanguardia per altri motivi, in quanto tratta il rapporto
tra emancipazione sociale della donna e letteratura femminile, il saggio della
Woolf contiene verso la fine quasi una prosopopea del libro che, in quanto
veicolo di storie e di messaggi, è l’emblema più tangibile della libertà di
comunicare e di raccontare… l’emblema stesso dell’umanità.
Buon Natale a tutti in Lettura.
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