domenica 27 dicembre 2015

Natale e conoscenza

Riporto in questa sede il mio contributo dal titolo Il Banchetto della “Conoscenza” apparso su il Liofante, periodico della Pro Loco  di Colli Del Tronto, nel dicembre 2011


Il Banchetto della “Conoscenza”

Se il prossimo Natale sarà uno dei più poveri in termini materiali, il che non servirà a proteggerci dal consumismo, vorrei fornire qualche suggerimento per arricchire lo Spirito delle prossime occasioni di festa.
Molti scrittori, penso a Platone e a Dante, hanno intitolato alcune loro opere “Banchetto”: Simposio Platone, Convivio Dante.
È in questi scritti l’idea di ripristinare idealmente, seppure con modalità diverse dovute alla distanza temporale che separa il filosofo greco e il poeta italiano, le regole di convivenza proprie di quell’esperienza costituita dal Simposio della Grecia arcaica. Era questa un’occasione di ritrovo dei personaggi aristocratici, talora poeti, della società del tempo. Più che di  un nostro “happy hour” (si trattava di un “after hour” in cui ci si ritrovava per bere (simposio significa “bere insieme”),  suonare, fare poesia, discutere di politica e di amore. Frequenti le occasioni erotiche extra-coniugali, un modo per uscire dalla routine della vita matrimoniale, considerata a quel tempo solo come strumento finalizzato alla procreazione. Il vero Eros, libero ed appagante,  era quello condiviso con belle ragazze o con bei ragazzi (all’epoca erano tollerati omosessualità e  pederastia, per alcune concezioni  culturali che qui  tralascio).
Si trattava di ore trascorse nel segno della condivisione di alcuni valori ed emozioni che, seppur concepiti come svago, definivano e completavano l’essenza dei “cittadini di libera nascita”.
Siffatta condivisione viene trasposta da Platone sul piano filosofico nel suo scritto intitolato proprio “Il Simposio”, concepito come una “riunione” di sapienti - di questi solo Socrate sapiente a pieno titolo - impegnati nelle ricerca del vero “Eros”, che non è altro che l’Amore per la Sapienza, detta in greca sophia, da cui “FILOSOFIA”.
Secoli dopo, in età medievale, Dante, nel suo nobile intento di contribuire alla divulgazione della cultura tra coloro che, per diversi  motivi, tanto materiali, quanto spirituali, sono impossibilitati ad accedere ad essa, concepisce il suo “Simposio”, che egli intitola “Convivio” (alla latina da Convivium,  cum-vivium,  'vita insieme') come un’opera in cui, mescolando prosa e poesia, raccoglie i fondamenti della cultura del tempo: la prosa serve per esporre un tema, la poesia per esemplificarlo. L’intento divulgativo si deduce dal fatto che Dante in questo trattato impieghi, a differenza che in altri, il volgare,  e non il latino, allo scopo di consentirne una più ampia lettura anche da parte di quel ceto di cultura  “media” - la futura borghesia - che, pur non conoscendo il latino, non disdegna di ricevere gli insegnamenti di base, tramite cui contribuire al proprio arricchimento spirituale, oltre che a quello materiale.
E se il medioevo è  considerato una fase di decadenza, economica e culturale, il Convivio dantesco costituisce l’albore di una nuova era, quella rinascimentale, in cui tornerà il culto per la Bellezza e per la Conoscenza.
Con questo pensiero, vorrei condividere con tutti l’auspicio che, come fecero i nostri antichi “maestri”, così anche noi possiamo vivere il  nostro “Simposio” di rinascita. Sarebbe questo il banchetto di Natale più bello.
Auguri a tutti per un Natale di vera condivisione, sia del pane fatto di farina, sia del pane della Cultura.
Come dicevano gli antichi: Ora si deve bere!

Filomena Gagliardi



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