Venerdì Pomeriggio ore 17.45 circa
"Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore"(Dante)
Solo qualche giorno fa avevo di leggere il suo libro 'Le parole per dirlo' e solo qualche giorno fa avevo dedicato a lui una mia poesia sulla pagina Facebook Rinascimento Poetico.
Alcuni giorni precedenti mi aveva colpito la notizia che lui stesse male.
Forse era molto più grave di quanto pensassi.
E così oggi, appena uscita dal collegio docenti, ho come prima cosa aperto Facebook e ho trovato questa notizia che mi ha spezzato il cuore.
Franco Di Mare, il mio idolo giornalistico da sempre, è morto.
In questi giorni ho somatizzato molto lo stress di fine anno scolastico e sono stata poco in forma... nulla al confronto della malattia affrontata da Franco. Eppure la notizia della sua scomparsa mi ha fatto stare ancora più male.
La notizia è ancora troppo calda e non riesco a rielaborarla.
Su Facebook continuano a uscire post su di lui ... e mi si strappa il cuore perché vorrei scrivere anche io qualcosa, ma non riesco e soprattutto mi sembra vano.
Forse non dovrei scrivere questi pensieri così di getto, ma aspettare...eppure scriverli è la sola cosa che mi viene da fare. Al tempo stesso mi sento bloccata.
Forse dovrei fermarmi e vivere questo dispiacere in modo più elegante e raffinato, come farebbe lui che era un'icona di stile.
Forse la cosa migliore che potrei fare è scrivere una breve recensione del libro a cui Franco Di Mare ha voluto affidare il suo ultimo pensiero.
E lo farò prossimamente o su questa pagina o su altri blog con cui collaboro.
Intanto voglio riportare la poesia che avevo pubblicato su Rinascimento Poetico il giorno Venerdì 10 nella rubrica #Venerdìpoetici.
Il libro di Franco Di Mare consta di poco più di cento pagine. È organizzato in capitoli ciascuno dei quali tratta la spiegazione di un termine: Fibra, Assenza, Resilienza, Memoria, Amore, Storia, Amici.
Questa struttura è quella che permette all'autore di definire il suo lavoro come un dizionario: "Le parole per dirlo è un breve abbozzo di vocabolario dove pescare qualche lemma che mi auguro possa tornare utile in tempi così difficili e grami".
Al concetto di dizionario si ricollegano del resto il titolo e il sottotitolo Le parole per dirlo. Le guerre fuori e dentro di noi
Per definire la realtà, vuole dire Franco, occorre conoscere bene il significato delle parole. La realtà comunicata attraverso le parole può essere esterna a noi o interna. In ogni caso essa presuppone la conoscenza di un vocabolario essenziale, quello offerto da tale volumetto.
L'obiettivo principale di questa conoscenza è raccontare la guerra.
Ma anche il termine guerra può avere un valore duplice. Quindi, da un lato, Franco racconta i momenti cruciali dei campi di battaglia dove è stato inviato per la RAI, dall'altro racconta il dramma della propria malattia, contratta proprio in missione, dove circa trent'anni fa egli può aver respirato una piccolissima fibra di amianto, e manifestatasi solo qualche anno fa con tutta la sua violenza, come tumore incurabile (mesotelioma).
La narrazione è quella di un uomo malato e, ciononostante, grato alla vita che ha condotto, agli affetti che lo hanno circondato, ma al tempo stesso Franco molto francamente (nomen omen) comunica alcune verità scomode.
E così da un lato si pone come testimone, in duplice modo...sia come colui che, concedendo la parola agli uomini e alle donne incontrate nei campi di conflitto, ha permesso loro di restare dentro alla Storia, sia come colui che rende contro in prima persona agli altri della propria malattia, per l'esigenza umana di condividere una grande emozione, positiva o negativa che sia: "Mi si chiedeva di andare in posti nefasti per raccontare e testimoniare".
Dall'altro lato, invece, una delle parole che troviamo nel testo, "Assenza", fa riferimento alla perdita di colleghi che si sono dileguati nel suo momento di bisogno. E così Franco, quando da malato ha dovuto chiedere alla RAI dei documenti per lui importanti, ha trovato un filo spezzato dall'altra parte che non ha voluto assumersi le sue responsabilità. Nel libro il giornalista mostra la sua delusione verso un'azienda a cui ha dato tutto. In compenso, nel testo figura la parola "amici", coloro che gli sono rimasti sempre accanto.
Invito a leggere questa testimonianza che a me ha fatto piangere in molti punti.
Grazie Franco...avrei tanto voluto conoscerti di persona, ma in qualche modo ti ho conosciuto ogni volta che sei entrato a casa mia con il tuo sorriso conducendo Uno Mattina e altri programmi RAI .
Ad maiora semper!
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