lunedì 8 luglio 2019

Omero e il mare: l'ncipit di un topos letterario e culturale...

"Narrami o Musa, l'uomo versatile, che fece molte
peregrinazioni, dopo aver distrutto  la rocca sacra di Troia;
vide le città di molti uomini e ne conobbe il pensiero
molte sofferenze patì in mare nell'animo,
per acquistare la propria vita (per se stesso) e per i compagni il ritorno"

Ecco l'incipit dell'Odissea. Come ogni incipit epico che si rispetti, esso presenta l'invocazione alla Musa affinché ispiri al poeta il canto; è evocato anche il tema della narrazione, la storia di un uomo versatile, multiforme (in greco polytrpos, da poly = molto e tropos = direzione, verso,  dalla radice del verbo trepo = io volgo) che viaggia, conosce e soffre, ma alla fine salva se stesso e i suoi compagni. Come sentenzieranno più avanti i tragici, il dolore è fonte di conoscenza: Ulisse paga caro il suo (già innato) desiderio infinito di conoscere, perché a volte sarebbe stato meglio andarsene, ma egli vuole soffermarsi, restare, capire, pur rischiando la vita. Si veda l'episodio dei Ciclopi. Ma sono proprio le sue sofferenze a renderlo saggio. Così il suo viaggio non è solo un nostos (in greco ritorno), ma anche qualcosa di nuovo! E quando incontrerà la bella Nausicaa farà colpo su di lei raccontandole delle sue esperienze (come ogni buon marinaio!)...Non  poteva mancare il riferimento al mare, parola che in greco si può dire in vari modi; è chiaro che, forse per  la prima volta nella cultura occidentale, il mare diventa (e rimarrà fino ad oggi) la metafora per eccellenza del pericolo e dell'ignoto: ricordate il folle volo di Dante?

Per onorare al massimo la lettura di Omero consiglio il libro di Sylvain Tesson dal titolo Un'estate con Omero (2018) tradotto in italiano da Rizzoli. Vi sembrerà di immergervi (insieme all'autore) nell'assolato mondo greco...

La traduzione sopra proposta è la  mia e per farla ho dovuto piacevolmente rispolverare il GI = Vocabolario della Lungua Greca di Franco Montanari!

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