Ecco un posto dell'anima dove da sempre vado a camminare
A questo paesaggio dedico il seguente post, già pubblicato ne "Il liofante" del febbraio del 2012
Paesaggi ed Essere
In questi
albori ancora invernali di Primavera, con i tappeti gialli di primule sui campi
e le giornate sempre un po’ più lunghe, l’occhio è attirato dall’osservazione,
in silenzio, della Natura. Spesso quando vado a camminare amo ascoltare
la musica, ma spesso spengo la musica fatta di note, per accendere quella fatta
di sentimenti. “Io nel pensier mi fingo”, scrive Leopardi nella sua
“L’infinito”, a voler indicare la capacità sua e umana in genere di
rappresentarsi delle cose che non si possono vedere a causa di impedimenti
oggettivi, come la siepe, nel caso della lirica in questione.
La visione
dei paesaggi così come il suo impedimento suscitano nell’animo il desiderio di
andare oltre i confini del visibile per cercare di immaginarsi uno spazio in
cui sia possibile collocarsi come ente.
Non potremmo
vivere senza uno spazio, ovvero senza un luogo in cui essere; per questo
Aristotele nega l’esistenza del vuoto, inteso come spazio in cui non c’è
niente, ovvero come “non luogo”, utopico, dato che ogni luogo è luogo di
qualcosa e dato che questo qualcosa non può non essere, a causa
dell’inammissibilità del Nulla per il pensiero greco.
Se il Nulla
non può esistere e se tutto ciò che avviene in uno Spazio, allora la realtà
degli esseri è quella di accadere in un contesto in cui ciascuno di essi può,
passando, lasciare una traccia e dunque una Memoria di Sé. Ecco perché non c’è
cambiamento senza spazio, ma soprattutto senza tempo. E sempre Aristotele
diceva, infatti, che il tempo è il numero del cambiamento secondo il prima e il
poi. E il cambiamento, in quanto essere che diviene, può verificarsi solo nello
Spazio, che dunque è ed esiste.
La mia Difesa più grande
Da un lato
mi sorride
Benevola
l’Alba
mattutina
che gioca
con il Mare.
Sento…
nell’Abisso
dei campi
l’umile
lavoro
dei contadini
Felici
della
potatura.
Abito
l’Azzurro
e circondo
La mia Terra
le mie
Colline…
sono la mia
Fortezza.
Con Loro
Con le
Colline
Non
svaniscono
Non muoiono
nella buia
Nebbia
e nella
violenza del Tempo
i Ricordi
dolci e amari
di Amori
lontani
senza Nome
e senza
Storia
Li
custodiscono
per sempre
i Paterni
affetti
i latrati
dei cani
l’ umile
sorriso
di una
vecchina inferma.
Li
custodiscono
per me
Solo per me
dall’Assoluta
e Cattiva
Indifferenza,
da ogni
Avarizia
del Cuore…
da ogni
Pigrizia
della Mente.
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