venerdì 6 marzo 2015

Viva le donne: non solo l'8 Marzo

Posto un mio contributo pubblicato nel Marzo 2013 su "Il Liofante" sul rapporto tra donne e politica

La Politica delle Donne 
 
Ci si lamenta oggi del fatto che la società italiana sia ancora troppo maschilista, con ruoli di potere (in politica, in ambito sanitario e accademico) ricoperti per lo più da uomini. 
Le donne, da sempre abituate ad aver a che fare con problemi concreti,come la crescita dei figli, la tutela degli anziani, la cura della casa,  e la gestione dell’economia domestica, saprebbero certamente trasferire le loro competenze pratiche alla prassi politica. 
Pur non costituendo ciò la bacchetta magica a tutti i  problemi della nostra società (non è che una donna sia in quanto tale migliore di un uomo, per questo è opinabile la proposta, per legge, delle “quote rosa”), è evidente che una maggiore partecipazione femminile ai ruoli “di potere” della società, possa costituire l’indice e il termometro dei mutamenti della stessa. 
Al contrario la rigidità e la conservazione, non sono mai buoni per la società stessa, ma nemici costitutivi della stessa.
Ciò venne percepito, già nel IV secolo, dal commediografo greco Aristofane che scrisse “Donne all’assemblea” una divertentissima commedia, piena di battute salaci e mordaci.
A causa della crisi politica e morale dell’attuale società ateniese, le donne decidono, travestendosi da uomini, di occupare il luogo dove Greci si riunivano in assemblea, ovvero la Boule. Esse architettano tutto con maestria e furbizia: per diversi giorni smettono di depilarsi (anche all’epoca le donne sapevano farsi la ceretta!) in modo che l’abbondanza di peli cresciuta sulla loro pelle le renda più credibili e si attaccano delle barbe finte sui volti. Rubano ai loro mariti scarponi e indumenti maschili e, capeggiate da Prassagora,  occupano il “Parlamento”. Riescono così  a far decretare dalla città che il potere passerà nelle loro mani. Il programma politico da loro stilato prevede una diffusione totale della democrazia, che investe ogni aspetto della vita, da quello privato a quello pubblico. Tutto sarà di tutti, ognuno dovrà contribuire economicamente, in modo che poi lo Stato, amministrando questi soldi da tutti versati, possa organizzare pranzi comuni, distribuire terre da coltivare, regolare i matrimoni e la prole. Le donne, infatti, saranno “tutte di tutti”, e anche i figli: non ci sarà più bisogno che un figlio venga riconosciuto come figlio di un tal padre. Lo Stato regolerà anche la gestione dei rapporti sessuali. In merito a quest’ultimo punto si stabilisce, infatti, una singolare regola “democratica ed egualitaria” per cui i giovani debbano avere rapporti prima con le vecchie e poi con le giovani; così le giovani dovranno “accontentare” prima i vecchi, per poi potersi “divertire” con i giovani.
Sebbene la commedia lasci intravedere come, all’atto della realizzazione pratica della democrazia, non manchino mai furbetti che cercano di aggirare la legge, essa certamente lancia un messaggio innovativo ed ironico.
Ironico perché, infine, è giusto riconoscere che una società non cambia automaticamente se si passa da una forma di potere ad un altro; essa cambia solo se cambia l’intimo dell’uomo, il che ai tempi di Aristofane, come ai nostri è davvero difficile.
Tuttavia non per questo non bisogna auspicare che sempre più donne diventino leader della società!
E allora viva le donne!
Un saluto a tutte le donne belle e brutte (ma non esiste donna brutta!) vecchie o giovani, single o sposate, mamme o no che siano!
 
Ad maiora
Filomena Gagliardi 

 

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